
Negli ultimi giorni, la nostra comunità è stata profondamente colpita da una notizia dolorosa: quanto emerso attorno alla figura del primario di radiologia dell’Ospedale di Piacenza ha scosso la fiducia, le coscienze, e ha riportato alla luce un tema drammatico e profondo – quello della dignità, del rispetto e della sicurezza sul luogo di lavoro, in particolare per le donne.
È facile, in questi casi, chiedere giustizia con forza. Ma è più difficile – e altrettanto necessario – fermarsi, fare silenzio e scegliere il rispetto. Perché dietro ogni persona ci sono volti, storie, legami. Non tutti siamo genitori, ma tutti siamo figli. E tutti facciamo parte di una famiglia, che ora ha bisogno di raccogliersi, guarire e ritrovare fiducia. Ci sono molte ferite da rimarginare, anche in chi ha sbagliato verso il quale nutriamo il desiderio che la giustizia faccia il suo corso sanzionando con fermezza se i fatti contestati verranno confermati nelle sedi di giudizio ed allo stesso tempo auspichiamo che possa ricostruire il suo ruolo di marito, di padre, di figlio, di maschio, di Uomo!

A loro, a chi continua a fare il proprio dovere con serietà e umanità, va il nostro più profondo rispetto. Anche chi oggi non lo compie così perché rinsavisca. Il nostro impegno: costruire, giorno dopo giorno, una sanità davvero a misura di famiglia. Il nostro impegno si traduce nelle prime parole pronunciate dal nuovo pontefice Leone XIV che abbia inizio una ricostruzione che porti la "Pace, disarmata e disarmante!"
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In silenzio, accanto a chi oggi soffre: il nostro abbraccio alle famiglie coinvolte
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